Storia del Comune

Melara è situato sulle rive del fiume Po. Il nome deriva dall'antico Mellaria, cioè luogo dove si produce il miele. Melara nella preistoria I numerosi oggetti venuti alla luce fra il Po ed il Tartaro testimoniano la presenza di popolazioni, stabilite in villaggi su palafitte nelle vicinanze di Melara, fin dai tempi preistorici. Il villaggio, collocabile nell’età del ferro, era situato nella località Mariconda, nel territorio del comune di Melara. Presso quella popolazione venivano lavorati il bronzo, il rame, il vetro, l’osso, l’ambra, come dimostrano i reperti rinvenuti presso il RION del Po, proprio nel preistorico strapiombo golenale a cinque o sei metri sotto terra. Veniva lavorato il vetro, ma non prodotto, infatti si fondevano blocchi di vetro grezzo acquistati non si sa presso quali popolazioni. Fu veramente straordinario, in epoca recente, anche il ritrovamento alla Mariconda di numerosi sassi che, sottoposti ad analisi chimica presso l’Istituto delle Ricerche della società Montecatini di Novara, si rivelarono essere di rame, precisamente di ‘tetraedrite’, chiamata comunemente ‘rame grigio’. Si trattava di minerale ricchissimo di rame, dal quale si otteneva un pregiato metallo col semplice arrostimento. Non si sa da dove gli abitanti della Mariconda facessero provenire questi sassi. Sicuramente doveva essere intenso il commercio fra popolazioni anche lontane, che portavano alla Mariconda tali minerali e i blocchi di vetro grezzo, ricevendo in cambio manufatti o altra mercanzia. Da ciò si può desumere che alla Mariconda vivesse una comunità molto progredita ancor prima che giungessero sulle sponde del Po i Romani, nell’anno 224 A.C. Melara nell'epoca Romana Appartiene alla piena romanità il famoso passo di Plinio il Vecchio, naturalista latino, il quale parla degli eccellenti apicultori, nonchè delle laboriose api del Po e del loro dolcissimo miele, di primissima qualità. Plinio il Vecchio, per localizzare meglio il luogo, cita però il nome di Ostiglia, ma noi abbiamo, a buon diritto, motivo di credere trattarsi invece di Melara, dal Mel Mellis (miele) e Mellarium (arnia) e perchè in Melara e dintorni esistono ancora nomi di località e vie direttamente legate al nome di api. Plinio il Vecchio, in sostanza, narra che gli abitanti di questa zona caricavano su capaci imbarcazioni o zatteroni gli alveari e navigando contro corrente si portavano a circa cinque miglia sul Po verso Ostiglia e qui rallentavano la navigazione, muovendosi a tappe, per permettere alle api di uscire dagli alveari, di volare sui fiori della sponda sinistra o destra del fiume e permettere loro di ritrovare facilmente i battelli, quasi fermi sull’acqua, in attesa. L’aspetto delle sponde del Po era allora lussurreggiante di piante, di fiori e di radure. Quando poi gli zatteroni si abbassavano a filo d’acqua per il peso del miele e della cera, e ciò poteva avvenire anche dopo qualche mese, gli apicoltori ritornavano col favore della corrente trasportando il prezioso carico fino alla zona di partenza, sicuramente Melara. La navigazione doveva essere lenta, il Po non era un corso d’acqua incanalato fra due argini ma aveva un aspetto molto paludoso misto ad acquitrini e vi erano numerosi canaletti e isole sparse fra i meandri; l’arginatura era pressochè inesistente. Lo spostamento delle imbarcazioni con gli alveari si effettuava solo di notte, quando le api erano a riposo. Sembra che i viaggi fossero due all’anno: uno a primavera e uno in estate; infatti erano queste naturalmente le stagioni più favorevoli al lavoro delle api. Plinio il Giovane, nipote di Plinio il Vecchio, vissuto novant’anni, spiega il significato del nome Melara con queste parole: ‘Melara, perchè vi si raccoglie il miele’ Ecco perchè nello stemma di Melara vi figurano le api. La Rocca In prossimità del Po, in fondo alla via Rocca, oltre l’argine del fiume, a 40 metri circa, sorgeva la Rocca, che risaliva all’insediamento delle popolazioni della Mariconda e zone limitrofe a Melara. Aveva la forma di un quadrilatero a torri quadrate. Misurava allora metri 38x45. I Romani l’abbandonarono durante le nuove invasioni dei barbari. I primi frati Benedettini giunti a Melara nel 752 D.C., fatti i necessari restauri, l’adattarono a monastero-convento con chiesa e cimitero. Liberarono poi la terra circostante dalla palude e così, intorno al monastero, prese sempre più consistenza l’agglomerato di Melara, rappresentando la Rocca il polo di attrazione per le popolazioni ancora sparse nella zona. Quattro secoli durò il dominio dei Benedettini che passò poi, nel 1315, ai vescovi di Ferrara. Questi elevarono Melara a Visconteria, inserendo nella Rocca il Visconte. La Visconteria di Melara continuerà anche sotto i successivi domini degli Estensi e dello Stato Pontificio fino al 1645. Una lastra di marmo murata nella Rocca, ora perduta, ricordava ai posteri uno storico avvenimento con queste parole: ‘Il serenissimo Carlo di Nevores, duca dì Mantova, essendo stata la città occupata dall’imperatore Ferdinando Il, cedendo alla peste ed all’avversa fortuna, chiesta ospitalità per se, per il figlio e per il suo seguito, rimase in questa stanza della Rocca, nei giorni 19-20-21 luglio 1630’ La rovinosa rotta del Po dell’anno 1705 staccò poi parte della Rocca che cadde nel fiume: le cime delle torri e dei muraglioni affiorarono per lungo tempo dai vortici del Po. Tuttavia nella parte rimasta salda continuarono a restare la sede del governatore papale, le carceri e il Municipio che, in seguito agli eventi napoleonici del 1796 ne era diventato il solo padrone. Nel 1809 la sede Municipale fu trasferita altrove e la Rocca, venduta all’asta, fu quindi demolita. Era l’anno 1857. Nel 1910, il Comune di Melara dava ordine di minare le mura rette e così, dopo venti secoli di vita, la Rocca vide crollare irreparabilmente le sue vecchie e gloriose mura. Gli ultimi ruderi affioranti ancora dalle acque del Po furono completamente distrutti nel 1958 durante i lavori di sistemazione degli argini del fiume ordinati dal genio di Rovigo. _____________ (Tratto da una ricerca svolta dalla classe II^B della Scuola Media)

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